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Non “pigliatevela” con vostro figlio!

Vi è mai capitato vedere vostro figlio che mangiava un cibo da sempre, improvvisamente, senza un motivo apparente, iniziare a rifiutarlo?

Bene, non è colpa sua o responsabilità vostra, questo rifiuto ha solide basi scientifiche e non dipende solo da lui, ma anche dalle esperienze che ha vissuto.

Quando un bambino, ma anche un adulto, mangia un alimento mentre non è in buone condizioni di salute e, date le circostanze, sta male, ecco che il suo rapporto con questo specifico cibo cambierà e molto probabilmente verrà escluso per tutto il resto della vita dalla sua alimentazione (1).

Nel 1966 John Garcia e Robert Koeling dimostrarono che un animale che è stato male a causa di un alimento, perché avariato oppure un cibo commestibile avvelenato,  lo avrebbe evitato per sempre (2). Questo comportamento prende il nome di “Bait Shyness” (in italiano: “Timore dell’Esca”). Basta quindi un solo episodio che scateni questi disturbi che l’esperienza negativa non verrà più dimenticata.

Probabilmente alcune fobie alimentarie che si sviluppano  durante l’infanzia sono dovute a delle forme più lievi di questo fenomeno. Per questo motivo, ad esempio, alcuni bambini che adorano i broccoli o le mandorle quando sono molto piccoli, può capitare che mangino questi alimenti durante una gastroenterite e li vomitino. Conseguentemente, per il resto della loro vita tenderanno ad associare questi cibi a quella determinata esperienza negativa e ad un senso di fastidio e tenderanno ad escluderli per tutta la vita.

E finalmente… dopo tanti anni ho scoperto perché mio figlio non mangia più i broccoli e mia figlia non mangia più le mandorle.

 

(1) Shepherd Gordon M.. (2013) “Neurogastronomy. How the Brain Creates Flavor and Why It Matters” July 2013 Isbn: 9780231159111 288 Pag 116-117

(2) Garcia J. Koeling R.: (1966) Relation of cue to consequence in avoidance learning. In “Psychonometric Science”, 4,(1), pp 123, 124.