Camminando un pomeriggio in una splendida piazza del centro di una grande città del Nord Italia, vedo un bimbo di circa tre anni, seduto in un passeggino, con i genitori che passeggiano chiacchierando con amici. Il bambino è molto bello, con i capelli biondi, riccioli ed uno sguardo soddisfatto. Stringe in mano un cartoccio di patatine fritte, e le mangia con gusto, leccandosi le dita.
Lo guardo e non posso fare a meno di pensare ad una cosa semplicissima: i bambini, a tre anni, non devono mangiare le patatine fritte!
Non voglio sembrare troppo rigoroso e pedante, ma le patatine fritte, come tanti altri alimenti che non hanno un valore nutritivo, devono essere un cibo occasionale nella dieta del bambino, da mangiare ogni tanto in un momento di festa o di condivisione, ma non come merenda.
Le ragioni sono molte. La più importante riguarda il processo di cottura, o meglio, di frittura.
Tra le altre sostanze, durante la frittura si produce l’acroleina, una sostanza tossica e pericolosa per il fegato e che favorisce l’infiammazione. Questa, viene prodotta dal riscaldamento degli oli, quando raggiungono il cosiddetto “punto di fumo”, ovvero vengono scaldati troppo e fumano nella padella o nel forno: la temperatura alla quale gli oli “fumano” e producono sostanze pericolose, dipende dal tipo di olio. Sarebbe bene perciò, evitare di mangiare cibi fritti, se non si conosce bene l’olio usato per la frittura, ed in ogni caso di friggere troppo spesso, anche in casa.
Se si mangiano cibi fritti bisogna mangiare anche molta frutta e verdura nello stesso pasto e cercare di cuocere gli alimenti nel forno con oli adatti e con temperature controllate (attorno ai 180 – 200 °C) usando olio extravergine di oliva di buona qualità.
Ricordiamo che alcuni oli (di vinacciolo, di girasole e di mais) hanno un punto di fumo intorno ai 210-245 °C, mentre l’olio di oliva extravergine ha il suo punto di fumo a 210-240 °C.
Il punto di fumo dell’olio di colza è attorno ai 220 °C; se non viene utilizzato per più di una frittura potrebbe andare discretamente bene. Di solito invece, per motivi economici, viene utilizzato più volte e quando raggiunge il punto di fumo produce, oltre all’acroleina, l’acrilamide, anch’essa molto nociva. Essa viene prodotta quando si friggono alimenti ricchi di zuccheri, come le patate, ed è risultata essere tossica per il sistema nervoso e con una azione mutagena, ovvero cancerogena.
Vorrei ribadire che non sto affermando che se date un cartoccio di patatine fritte a vostro figlio gli farete venire il cancro, ma è importante riflettere sulla qualità del cibo che date al vostro bambino. Fargli mangiare troppo spesso acroleina ed acrilamide, e tante altre sostanze delle quali non scrivo, per semplicità e chiarezza, senza dargli giuste quantità di frutta e verdura non gli farà certamente bene.
Pensateci bene quando vostro figlio si ammala di una malattia infiammatoria, anche una banale tonsillite, anche le patatine fritte hanno contribuito, perché favoriscono l’infiammazione con le sostanze che si sono formate durante al cottura.