Il rapporto tra genitori e figli è spesso difficile, ma quando i genitori diventano nonni tutto si complica. Il desiderio di non avere problemi, e vivere solo i lati positivi della vita è preponderante. Allora, oltre alla gioia ed al piacere di avere i figli ed i nipoti, compaiono spesso i lati più difficili dei rapporti familiari. Per risolvere questi problemi basta essere semplici e non cercare di svolgere un ruolo educativo, ma solo essere un esempio di vita e comportamento. Sembra facile…
Lettera a nostra nonna
Carissima nonna,
ti scriviamo mentre siamo in vacanza in montagna. È quasi un mese che non ti vediamo e volevamo dirti che ci manchi tanto.
Per noi sei indispensabile, il vero sollievo dei nostri piccoli grandi problemi.
Sei tu che ci consenti le trasgressioni più belle. Il giocattolo in più, o il giro alle giostre anche se ci siamo appena andati. Beatrice soffre un po’ di acetone, ma qualche caramella, qualche gelato ogni tanto li compri ugualmente, e Gabriele ne approfitta sempre. Ci offri l’occasione di fare quello che ci è vietato e ti assicuriamo è bellissimo.
Lo sappiamo ed anche tu sei d’accordo, hanno ragione i miei genitori, ma il bello dell’infanzia è, ogni tanto, poter fare le cose proibite.
Anche loro lo capiscono perché sono stati bambini! e sicuramente lo approvano, ma non apertamente.
Quello che li sconcerta invece è quando tu decidi “che devi aiutarli”.
«Perché la tieni così! Non farla piangere le verrà l’ernia! Io ti ho fasciato per nove mesi e guarda che gambe dritte che hai. Coricala sul fianco, non sulla pancia. Devi darle l’uovo. Guarda che il maschietto ha le orecchie a sventola, bisogna mettere il nastro adesivo. Chiudi la finestra, il bambino ha freddo. Ecco, ha il raffreddore, la scopri troppo. Non portarlo fuori così presto. Perché non le dai da bere della camomilla? Ecco, piange, lo viziate!». Continui così criticando ogni loro atteggiamento, intervenendo sempre.
Per non parlare di quando uno di noi due è malato.
«Ha la febbre troppo forte, le verranno le convulsioni. Questa tosse non mi piace, avrà la bronchite. Perché non provi a portarlo da un altro dottore? Io le darei delle vitamine… Non portarlo fuori ha 37,2 °C di temperatura! Si ammalano perché non li capisci abbastanza…»
La tua presenza invece di avere un effetto tranquillizzante diventa ossessionante. Aumenti la paura che ogni genitore ha già delle malattie, così diventa fondamentale che scompaiono presto, anzi subito tutti i sintomi. Non ricordi più – sono tuoi racconti non invenzioni – che quando la mamma era piccola, prima di chiamare il dottore, aspettavi almeno due-tre giorni. Le facevi un piccolo clistere evacuativo, le spugnature di acqua fredda sul corpo, la borsa del ghiaccio sul capo, la lasciavi a digiuno. Per il morbillo le mettevi il pigiamino rosso e chiudevi gli scuri lasciando una gradevole penombra nella stanza ed invece della televisione, le stavi accanto per raccontarle le fiabe. Per la tosse le facevi i decotti di rape e gli sciroppi di erbe oppure i cataplasmi di lino sul petto. Ora invece sei così diversa! Forse perché siamo più ricchi chiami subito il dottore e ci fai prendere le medicine. Ti sembra giusto che per il mio morbillo, io abbia dovuto ingurgitare, anche contro il parere del pediatra, quello sciroppo antibiotico alla fragola per sette giorni? «Così siamo sicuri che non le verrà la polmonite o l’otite». Leggi troppo “L’Enciclopedia Medica”. Appena ci viene un po’ di tosse o un po’ di raffreddore, se la mamma non ci porta subito dal dottore, non le rivolgi più la parola. Così noi siamo obbligata a prendere sciroppi, a mettere supposte, a prendere bustine, al punto tale che ci passa completamente l’appetito. Allora inizia la seconda parte della tragicommedia.
«Questa bambina è pallida, non mangia. Non può andare avanti così. Gurda anche suo fratello è anemico. Non giocano perché sono troppo stanchi. Non mangiano carne, come faranno a crescere?…»
Ancora una volta, invece di difenderci, esalti ed esageri tutti i problemi, facendo sentire i miei genitori degli incapaci e peggiorando quello stato di tensione che i piccoli disturbi dell’infanzia creano in ogni famiglia.
Sì, cara nonna, piccoli, perché la tosse, o la bronchite, o la varicella, o il morbillo, la diarrea anche forte, oggi sono problemi che vengono affrontati e facilmente superati grazie ai progressi della medicina moderna. Ma questa deve essere utilizzata solo se serve, non egoisticamente quando le mie malattie vi danno fastidio.
Poi la nostra presunta inappetenza o è normale. In casa nostra c’è sempre tutto e quando abbiamo fame (cioè se dobbiamo crescere) mangiamo con appetito e desiderio. Perché hai dimenticato tutta la tua esperienza passata! Hai cresciuto due figli sani e belli! e da quello che ogni tanto racconti, non eri così.
Tu devi fare la nonna, devi darci i vizi, coccolarci, essere tenera, disponibile, affettuosa. La mamma ed il papà lavorano sempre e ci mandano all’asilo ed a scuola. Siamo contenti di stare con i bambini della nostra età, ma ogni tanto vorremmo fuggire con te e con il nonno. Andare in campagna o al mare, ai giardini o alle giostre, a mangiare il gelato o la fetta di torta al bar, a comprare l’ultimo tipo di giocattolo, o anche solo venire a casa vostra, in campagna per giocare con il cane, le galline e sentirmi raccontare sempre le stesse fiabe che conosciamo benissimo, ma che adoriamo ascoltare.
Per noi stare con te ed il nonno significa sentire il mio vero legame non solo con il passato, ma anche con il futuro. Così tu, anzi voi sarete non degli accessori nella vita dei vostri figli, ma parte essenziale, per svolgere completamente il vostro ruolo di nonni.
Quindi, cara nonna, non più critiche, non più consigli forzati, non più telefonate al pediatra: «Dottore, mia figlia porta troppo spesso fuori la bambina e la copre poco, ha sempre il raffreddore, per piacere, sgridatela perché non mi ascolta. Ma non ditele che vi ho telefonato, altrimenti si offende!»
Non dire ogni volta che ci ammalo o che non mangiamo: «Te lo avevo detto!» Non è di questo ciò di cui tua figlia ed i tuoi nipoti hanno bisogno.
La mamma ed il papà sono stanchi, la vita moderna è impietosa, non ci sono più i ritmi di una volta, non c’è più rispetto per l’uomo ed ancora meno per il bambino. Ecco allora l’importanza tua e del nonno che dopo aver lavorato per una vita ora avete più tempo per voi e per me.
Vi vogliamo dolci, discreti, tolleranti, disponibili. Con i consigli pronti, ma solo se richiesti, con i ricordi sulle labbra ma non per criticare. La mamma dice spesso: «Oggi è tanto difficile essere genitori», «… ed essere figli », aggiungiamo noi. Sono loro che ci devono educare anche se hanno principi un po’ diversi dai tuoi, lasciali fare, ricorda che ciò che hanno appreso in famiglia, nella loro infanzia e giovinezza attraverso la vostra parola ed il vostro esempio, verrà sempre fuori ed alla fine ti renderai conto che i tuoi consigli, se logici, anche non imposti, verranno ugualmente seguiti.
Ricorda che siamo tanto felice quando osservi: « Beatrice le stesse abitudini di sua mamma da piccola, mangia dei pezzi enormi di focaccia, ha lo stesso sguardo biricchino e la stessa passione per i cani », «Gabriele, ha lo stesso modo di offendersi di suo nonno, e la stessa caparbietà per raggiungere dei risultati» non quando rimproveri la mamma ed il papà per i piccoli problemi quotidiani o perché non hanno abbastanza tempo da dedicare. Ad entrambe i figli.
Presente ma discreta, senza far prevalere le tue idee, con una visita, una telefonata, con la tua disponibilità, non assoluta ma costante, è così che ti vogliamo. Crediamo che la tua sia quasi una missione, nobile ma difficile e come tutte le missioni richiede un po’ di umiltà. Infatti non è facile rinunciare a tutte le conoscenze acquisite nel passato ed adattarsi a quelle moderne, senza dimenticare le prime che spesso si rivelano indispensabili e piene di buon senso.
Solo così, senza sciroppi, supposte, medici, medicine, obblighi familiari, potremo correrti incontro ogni volta che ti vediamo e stringerti al collo, mentre tu felice, asciughi una furtiva lacrima di commozione.
Ciao, ti vogliamo tanto bene.
Beatrice e Gabriele