A Giugno a Matera parlerò dell’importanza dell’alimentazione nei primi 1000 giorni di vita per la prevenzione delle malattie dell’adulto.
Il modello alimentare occidentale, detto “Western diet”, è un modo di alimentarsi tipico nei paesi ad alto sviluppo industriale, ma adottata sempre di più nei paesi in via di sviluppo. E’ caratterizzata dalla prevalenza dei cibi di produzione industriale, associata ad un elevato consumo di carne rossa, dolci zuccherati, cibi molto grassi e cereali raffinati e contiene alimenti e prodotti a base di latte e latticini molto ricchi di grassi saturi, bevande dolcificate e molti alimenti prodotti con carni lavorate, come insaccati in genere.
Questo, è un modello alimentare diverso dalle nostre tradizioni culturali.
Sicuramente anche le modificazioni della società, la necessità che tutta la famiglia lavori e la mancanza di tempo da dedicare al cibo e quindi cucinarlo, hanno avuto il loro peso. La diffusione del “convenience food” ovvero cibi preparati a livello industriale o cibi già pronti per ottimizzare la preparazione (pochi minuti) e facilitarne il consumo è frutto di questa condizione. Le caratteristiche del cibo preparato e pronto all’uso, sono il fatto che venga prodotto con metodi industriali adatti ad avere una lunga conservazione, oppure venga surgelato. Può essere consumato direttamente e senza elaborazione particolare, è facilmente trasportabile, molto poco deperibile e quindi ha una lunga durata nei negozi.
Il problema di questi alimenti è che, per renderli attraenti e comodi l’aggiunta di prodotti come conservanti, coloranti, aromi naturali, sale e zucchero li rende poco sani e causa di obesità infantile e malattie metaboliche nell’adulto.
Nel corso dei millenni il genoma umano ha seguito i cambiamenti ambientali, adattandosi alle diverse situazioni, ora i danni della Western Diet, sono dovuti alle difficoltà che il nostro organismo ha, ad adattarsi ai rapidi cambiamenti dell’ambiente, compresa la dieta.
In particolare le modificazioni alimentari hanno portato ad un aumento spropositato delle malattie infiammatorie croniche dalle malattie autoimmuni, all’asma, fino al cancro.
Nella nutrizione umana, i prodotti chimici presenti negli alimenti comuni agiscono sul genoma umano direttamente o indirettamente, e sono in grado di alterare l’espressione o la struttura del gene. Per alcune persone ed in alcune circostanze, la dieta può essere un fattore di rischio perché può scatenare delle malattie. Nell’uomo, sono stati individuati dei geni che subiscono una forte influenza dagli alimenti consumati, e che hanno un ruolo importante nell’insorgenza e nella progressione di molte malattie croniche. Certamente il modo con il quale la dieta può influenzare lo stato di salute o di malattia dipende dalla mappa genetica dell’individuo, e per questo possono essere fatti degli interventi con una alimentazione mirata che possono prevenire, influenzare o ridurre l’incidenza delle malattie infiammatorie croniche
La dieta di tipo occidentale è stata associata all’esposizione al fumo passivo, alla scarsa attività fisica, al troppo tempo trascorso davanti alla televisione ed alla scarsa presenza dei genitori.
Non solo i fattori alimentari possono influenzare le malattie dell’adulto, ma anche i fattori socio demografici hanno un’influenza sulle preferenze alimentari dei bambini e quindi sulla loro salute. Il rapporto con il cibo non è solo legato al momento nel quale si mangia, ma è influenzato da tantissimi fattori, dalla produzione industriale alle esperienze che vengono vissute nel proprio ambiente familiare. E tutto questo inizia dalla gravidanza e dai primi mesi di vita e continua poi nell’età adulta.
Parlerò di tutto questo a Matera al congresso IN-FORMAZIONE dal 16 al 18 Giugno.
Qui potete visualizzare il Programma completo del congresso.